Applicare il metodo Montessori da 24 a 36 mesi

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Questa fase non è altro che la continuazione della precedente fase che va dai 12 a 24 mesi; la differenza  più importante risiede in una maggiore capacità di concentrazione del bambino durante la presentazione dei materiali e delle attività.

Verso il terzo anno, inoltre, il bambino mette da parte il bisogno di muoversi continuamente, con il conseguente aumento dei periodi di attività tranquille, le quali permettono di dedicare più tempo ad attività sedentarie: riesce a stare seduto e a disegnare, delineando tratti più precisi grazie al controllo della manualità. Per esempio, alla fine del terzo anno di età afferra la matita come un adulto, con le dita e non con il pugno; è capace di disegnare tratti orizzontali e curvi. Un altro esempio è l’interesse verso ante e casetti, tirarne fuori i contenuti, o al contrario, riordinare.

Un momento tipico di questa fase sono i temuti “capricci”, derivanti dalla capacità del bambino di prendere le proprie decisioni e di volersi affermare come persona, manifestando le sue preferenze, interessi, ecc… Imparare a dire “no” prima di “sì” e “io”, è un chiaro esempio della sua capacità di affermarsi come individuo. Tuttavia, continua ad avere bisogno delle figure di riferimento, per questo motivo i capricci tendono ad essere frequenti e naturali. La difficoltà nel distinguere la rabbia dalla frustrazione non permette al bambino di esprimersi adeguatamente: grida, calci, colpi agli oggetti, aggressività. Spesso è facile prevenire i capricci che derivano dalla fame, sonno, bisogno di autonomia,… In altri casi, invece, i capricci sono legati alla frustrazione derivante dal conflitto tra desiderio personale e le necessità o limiti del momento, come utilizzare la cintura in macchina o lavarsi i denti. Anche lo sviluppo del linguaggio prevede capricci di tipo emotivo. Mentre il linguaggio dei bambini di 24 mesi è legato all’esperienza (e sono molto frequenti i monologhi, come se il bambino pensasse ad alta voce), verso i 30-36 mesi la parola diventa indipendente dall’azione e viene utilizzata per indicare concetti e idee astratte (come i sentimenti).

Pur esistendo un ambiente preparato, i capricci in questa fase non possono essere eliminati, a causa dell’immaturità emotiva e dei limiti nella comunicazione tipici dell’infanzia. Tuttavia, Montessori ci offre alcuni consigli per prevenirli:

  • Rispondere alle necessità primarie del bambino: cura e alimentazione, espressione, gioco, ordine, contatto e affetto, natura e aria aperta. Oltre al rispetto verso le necessità primarie, come fame e sonno, rispondere
    alle esigenze di libertà e autonomia del bambino previene molti capricci legati alla vita quotidiana (realizzare insieme attività che possano motivarlo, disporre gli oggetti in luoghi accessibili,…).
  • Stabilire una routine e rendere il bambino partecipe di un cambio di programma, permette di aumentare la sua sicurezza ed evitare capricci che possono derivare, per esempio, dal dover tornare a casa dal parco o dover
    andare a dormire. Per esempio, “tra 10 minuti torniamo a casa, ti piacerebbe andare un’ultima volta sullo scivolo?”
  • Spiegare ai bambini il perché delle proprie decisioni e le relative conseguenze, evitando di corromperli o ricattarli per evitare o ottenere qualcosa. Spesso gli adulti utilizzano i ricatti per evitare i capricci dei bambini, ma
    non sanno che in realtà ricattare un bambino dà luogo al capriccio, dal momento che spesso si promette ciò che non si può mantenere. Per esempio, affermare “Se ti metti il giubotto ti faccio salire sull’altalena” e non
    mantenere la promessa, genera il capriccio nel bambino. A lungo andare, questo tipo di comportamento insegna al bambino ad agire in base a ciò che può ottenere, con il conseguente capriccio se non ottiene ciò che vuole.
  • Per quanto possibile, non obbligare il bambino, ma offrirgli opzioni in modo tale che possa prendere lui stesso le decisioni, spiegandogli le conseguenze di ogni sua azione. Per esempio, invece di dire “Metti il giubotto”, possiamo chiedergli se preferisce mettersi il giubotto e lasciarlo aperto o allacciarlo, con cappuccio o senza cappuccio, il giubotto rosso o blu…
  • Ricordarsi che l’adulto deve sempre tenere la situazione sotto controllo: nella fase del capriccio bisogna continuare a mostrarsi rispettosi nei confronti del bambino, porsi alla sua altezza, guardarlo negli occhi, non sgridarlo,…e una volta che il bambino si sarà calmato, evitare di mostrarsi arrabbiati nei suoi confronti. Un errore comune è intromettersi nelle sue emozioni dicendo, per esempio, “Non devi arrabbiarti!”, invece di “Capisco che sei arrabbiato, ma i giocattoli non si rompono”. Durante il momento più intenso del capriccio si vive il denominato sequestro emotivo, in cui il cervello perde la capacità di ragionamento.

DISTINGUERE I CAPRICCI APPRESI DAI CAPRICCI DA SEQUESTRO EMOTIVO
Capricci appresi
In generale, le persone tendono a ripetere i comportamenti che attirano l’attenzione. Per esempio: un bambino proveniente da una famiglia con due genitori sordi, imparerà a smettere di piangere per attirare l’attenzione e comunicherà a gesti o agitandosi. Nella maggior parte dei casi, la responsabilità degli scatti d’ira, o dei capricci appresi, è dei genitori che non hanno imposto i limiti adeguati quando la situazione lo richiedeva (i bambini
non hanno limiti propri, ma hanno bisogno di limiti esterni per sentirsi protetti). Per esempio: un bambino che fa i capricci solo a casa e non a scuola, che a scuola mangia tutto e a casa non vuole mangiare quasi niente, che non vuole collaborare, che grida quando non ottiene ciò che vuole…è un bambino che “ha insegnato” ai genitori ad assecondarlo, “ha insegnato” ai genitori a non contraddirlo per evitare grida e litigi,…

Capricci da sequestro emotivo
Si tratta di un termine coniato dallo psicologo Daniel Goleman (simbolo dell’educazione emotiva) che fa riferimento all’esplosione emotiva, colloquialmente “perdere le staffe”, derivante da una situazione fortemente carica dal punto di vista emotivo e in grado di far superare i nostri limiti di sopportazione (ciò che succede agli adulti). Questa esplosione emotiva si manifesta nei bambini che non hanno ancora imparato a gestire adeguatamente le proprie emozioni. Comprendere che questi capricci sono naturali, ci aiuta a modificare il pensiero “il bambino mi sta disturbando ed è un maleducato” con “il bambino ha bisogno di aiuto per riconoscere le proprie emozioni”. Ciò non significa che dobbiamo acconsentire a qualsiasi sua richiesta, ma che bisogna correggere i suoi comportamenti e non invadere i suoi sentimenti. Questi ultimi sono sempre positivi, ma il bambino può avere difficoltà ad esprimerli; pertanto, è necessario rispettarli, fin quando questa abilità non sarà completamente appresa.

 

 

IL GIOCO DURANTE IL SECONDO E IL TERZO ANNO DI VITA

Il gioco è una necessità fondamentale del bambino e rappresenta il suo mezzo espressivo, l’attività alla base dell’apprendimento e della maturità delle sue capacità fisiche, cognitive, psicologiche e sociali. Attraverso il gioco, il bambino acquisisce ed allena nuove capacità legate alla simbolizzazione, imitazione, previsione e risoluzione dei problemi.

Dal punto di vista sociale, nella fase tra 12 e 36 mesi, si assiste a un primo tipo di gioco denominato gioco parallelo, grazie al quale il bambino si diverte in compagnia, ma non condivide oggetti con gli altri, né interagisce. Tra i 18 e i 30 mesi, i contatti con i compagni si limitano a litigi (spingere, colpire o mordere) per l’uso dei giocattoli, a imitare il comportamento degli altri o allo scambio di giocattoli. Alla fine di questa fase, una volta raggiunto il dominio del linguaggio, i litigi diventano più verbali che fisici.

I giochi preferiti dai bambini sono saltare, correre, battere le mani, arrampicarsi, spostare gli oggetti,… e preferiscono gli oggetti grandi e reali: preferirà un mestolo e una padella agli oggetti della sua piccola cucina. Intorno ai 24 mesi compaiono i giochi simbolici, che riproducono situazioni mediante giocattoli o oggetti costruiti dal bambino: una scatola può rappresentare un camion e un secondo dopo diventare un letto o un passeggino.

Verso la fine del terzo anno, il bambino mette in atto i giochi teatrali, in cui è osservabile una certa rappresentazione della realtà e in cui si gioca ad assumere il ruolo di un determinato personaggio (autista o maestra) o a trovarsi in un luogo diverso dal reale. I primi giochi teatrali consistono in piccole rappresentazioni della vita domestica: parlare al telefono, pulire il pavimento, farsi la barba imitando i gesti dell’adulto,… È possibile che i bambini di entrambi i sessi giochino con le bambole, imitando alcune attività quotidiane come dar loro da mangiare o addormentarli.

La funzione delle bambole nel gioco infantile: le bambole Waldford

I giochi con le bambole, oltre a formar parte del gioco simbolico e teatrale, hanno una grande componente affettiva ed emotiva. Per un bambino, la bambola o bambolotto diventa un compagno di giochi e si stabiliscono relazioni che non si stabiliscono con altri giocattoli come macchinine o palline.
Uno degli elementi più noti della pedagogia Waldford sono le bambole con caratteristiche della pedagogia montessori.
Secondo Waldford, la bambola è lo specchio del bambino e del contesto in cui vive.

Caratteristiche delle bambole Waldford
• Si tratta di bambole fatte a mano con materiali naturali, quindi una diversa dall’altra. A differenza delle bambole in plastica, sono costituite da materiali organici come la lana, pertanto trattengono il calore umano.
• Il viso è ricamato ed è molto semplice, per permettere al bambino di immaginare l’espressione della bambola in base al gioco.

Una bambola Waldford per ogni età
• 0-2 anni: bambola di nodi. Si tratta di una bambola molto semplice, con una testa rotonda e dura ben definita. Le estremità sono appena accennate con dei nodi.

• 2-3 anni: bambola da abbracciare. In base ai cambiamenti del bambino (come saper stare in piedi), anche la bambola subisce dei cambiamenti. Possono essere aggiunti i capelli, il corpo è elaborato, braccia e gambe sono visibili.

A partire dai 3 anni: bambola con arti snodati. Quando il bambino diventa consapevole della propria indipendenza e inizia a realizzare azioni legate al proprio corpo come mettersi la giacca, lavarsi, pettinarsi,…anche la bambola deve poter svolgere le stesse attività ed è, quindi, necessario che venga elaborata conpiù dettagli. È necessario che gambe e braccia si muovano e che disponga di vestiti e accessori.

In base al bambino, le bambole servono da sostegno emotivo e, fino a 10-12 anni,rappresentano un vero e proprio intrattenimento.

 

QUALI ATTIVITÀ SONO ADEGUATE PER I BAMBINI
DA 24 A 36 MESI?

Durante questa fase si possono proporre attività che, come nella fase precedente, possano sviluppare la sua motricità fine, attraverso pannelli sensoriali, telai per l’allacciatura (cerniere, bottoni o fibbie) o semplicemente i suoi vestiti. A partire dai 2 anni si possono presentare materiali montessori caratteristici come cilindri con pomelli, la prima scatola dei colori, la torre rosa o le prime attività per la pre-alfabetizzazione come gli incastri in metallo che, in questo caso, sono utilizzati come semplici puzzle. Durante questa fase si continuano ad utilizzare tutti i materiali sensoriali che, in questo caso, ricoprono un’importante funzione preparatoria ai processi di lettura-scrittura e matematica. Ovviamente, la difficoltà sarà minima e bisognerà osservare il bambino per accertarsi che le attività siano di suo interesse, adattando eventualmente la complessità.
Questa fase è importante affinchè il bambino continui nel suo percorso verso l’acquisizione dell’indipendenza e dell’autonomia, per cui svolgerà attività come vestirsi, lavarsi i denti e ordinare gli oggetti in base a forma, colore, tipologia,…Il bambino è già capace di condividere alcune attività, per cui sarà necessario insegnargli come essere un partecipante attivo a scuola o in casa e, quindi, svolgere attività come lavare i piatti, raccogliere e riordinare le sue cose o annaffiare le piante.

Incastri solidi

Permettono lo sviluppo di abilità come l’ordine, la concentrazione, la coordinazione e l’uso delle dita. In origine era formato da quattro blocchi, ciascuno contenente 10 cilindri in legno di faggio, diversi in altezza e diametro. Per i bambini fino a 3 anni esistono versioni più semplici e per ogni blocco sono previsti meno cilindri. Per esempio, all’interno del blocco 1, il diametro aumenta da 1 a 5,5 cm, mentre l’altezza rimane costante: in questo caso si lavora con il concetto di piccolo-grande. All’interno del blocco 2 aumenta sia il diametro sia l’altezza e quindi si lavora con il concetto di grande-piccolo. Vi è un cilindro per ogni fessura, pertanto sarà facile per il bambino accorgersi dell’errore.

 

Per altri riferimenti
Clicca qui

Scatola dei colori.

Disegnata per lavorare sulla distinzione cromatica. La scatola 1 contiene i colori primari, la scatola 2 contiene 11 coppie di tavolette colorate: in entrambi i casi si richiede un accoppiamento di colori. La scatola 3 contiene
63 tavolette di 9 colori con 7 toni ciascuna. Prima dei 3 anni, al bambino verrà presentata solo la scatola 1.

Per ulteriori info e costi
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Torre rosa.
Consiste in 10 cubi di legno di diversa grandezza: il cubo più piccolo misura 1 cm, il più grande 10 cm, con una differenza tra uno e l’altro di 1 cm cubico. La torre rosa dovrebbe essere inizialmente presentata in posizione
orizzontale: collocata su un tappeto, si potrebbe mostrare al bambino come posizionare i cubi dal più grande al più piccolo, da sinistra a destra. I cubi si maneggiano mediante tecniche specifiche: i più grandi con due mani e i
più piccoli utilizzando due dita. Il seguente passo consiste nel ricostruire la torre verticalmente.

Incastri di metallo.
Prevede 10 tessere metalliche di colore azzurro da inserire all’interno di fessure in legno rosa rappresentanti figure geometriche. Le figure geometriche sono: quadrato, triangolo, cerchio, rettangolo, ovale, trapezio,
pentagono, ellisse, triangolo equilatero o quadrifoglio. Lo scopo degli incastri è avvicinare il bambino ai processi di lettura e scrittura. Il materiale in metallo impedisce alle figure di piegarsi. Prima dei tre anni vengono
utilizzati per aumentare la concentrazione, la motricità fine e per imparare il nome delle forme geometriche.

 

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