Sgridare ai bambini e sentirsi in colpa!

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Sgridare ai bambini non è sbagliato ma dobbiamo stare attenti a come si fa.

Quante volte è capitato che il tuo bambino facesse capricci, urlando a squarciagola e lanciando tutto quello che gli capita tra le mani? Quante volte abbiamo cercato di calmarlo utilizzando le buone maniere? Quante di noi abbiamo spesso perso la pazienza urlandogli contro? Quante volte l’abbiamo fatto per poi pentircene? E’ molto difficile capire come ci si deve comportare in queste situazioni

C’è chi dice che i bambini vanno presi con sempre le “buone” e per nessun motivo “toccati”, c’è chi invece dice che uno “schiaffetto” ogni tanto aiuta a indurre un bambino a non comportarsi più in un certo modo. Gli studi a riguardo sono davvero tantissimi e, nei passaggi successivi di questa guida cercheremo di capire meglio come sarebbe opportuno comportarsi e rimproverare un bambino in queste situazioni senza generare “traumi” nel nostro piccolo.

Diciamoci la verità, per noi genitori non è facile sgridare  il proprio bimbo. ma i rimproveri fatti al momento giusto possono essere utili per la sua crescita.

Prima di ricorrere ad una sberla, il genitore dovrebbe capire se non vi siamo altri metodi “dolci” per rimproverare il proprio bambino. Tuttavia, uno scapaccione isolato non può far male: tutti ne hanno preso più di uno e l’hanno generalmente ben incassato, soprattutto se mamma e papà, insieme allo schiaffo, hanno spiegato a parole il perché di un simile provvedimento.

Ricorrere in modo sistematico agli sculaccioni, invece, non può che avere esiti negativi: di fronte a uno scapaccione, inoltre, il bambino può instaurare un atteggiamento di sfida e diventare “resistente” anche alle sberle: il fatto che i genitori usino le mani e alzino la voce rende legittime anche le urla e la violenza del bambino, che tenderà, a sua volta, a restituire le botte e a gridare sempre più forte.

Per ottenere un risultato, i genitori dovrebbero, quindi, arrivare a punizioni sempre più severe, ma così si instaura un pericoloso circolo vizioso, senza possibilità di soluzione.

Il conflitto lo aiuta a crescere

Le punizioni arrivano quando si crea una situazione di conflitto del bambino con i genitori o con i coetanei. Spesso, attraverso le punizioni o gli sculaccioni mamma e papà vorrebbero evitare i conflitti. In realtà, non vi è nulla di più sbagliato. È bene, anzi, che il bambino affronti situazioni di conflitto: i “no” e i capricci sono una tappa della sua crescita.

A ogni età il rimprovero adatto

I rimproveri vanno fatti sempre, qualsiasi sia l’età del bambino, perché sono necessari prima di tutto proprio per la sua crescita: in questo modo, infatti, il piccolo impara a riconoscere i limiti oltre i quali non deve andare. Certamente, però, i modi per rimproverare e punire sono molteplici e devono essere commisurati, di volta in volta, all’età del bambino.

Tra i 12 e i 18 mesi

Ogni rimprovero del piccolo deve essere motivato e fatto al momento giusto, anche perché le situazioni che i genitori dovranno affrontare saranno molto varie e l’eventuale punizione dovrà essere adatta al singolo caso. Poiché i bambini a quest’età non hanno ancora l’esatta cognizione del tempo, la punizione non va posticipata, ma data subito e senza protrarla troppo a lungo, in modo da poter tornare rapidamente alla vita normale. Non bisogna, inoltre, mantenere a lungo il malumore nei confronti del bimbo e non bisogna continuare a rammentargli la punizione: dopo averlo rimproverato, quindi, è bene perdonarlo. Questo è importante perché ogni bambino ricerca l’approvazione del genitore, desidera sentirsi considerato “buono” e può succedere che un bambino i cui genitori lo definiscono spesso “cattivo” finisca davvero per comportarsi come tale: il piccolo, infatti, sentendosi inadeguato di fronte alle aspettative di mamma e papà, finirà per entrare nel ruolo che i genitori si aspettano, cioè quello del “discolo”. Ogni rimprovero va spiegato a parole, in maniera semplice (per esempio: “No, questo non si fa, perché ti fa male”), anche se il bambino non ha ancora un’adeguata capacità linguistica: del resto proprio così aumenta il suo bagaglio linguistico.

Tra i 18 e i 24 mesi

Ora che il bambino è un po’ più grandicello, si può passare al “castigo” vero e proprio. A quest’età si ottengono ottimi risultati con il semplice espediente di isolare temporaneamente il bambino, meglio se sempre nello stesso angolo della casa, nel momento del capriccio e della collera, dicendogli chiaramente che potrà tornare in mezzo agli altri solo quando si sarà completamente calmato. Questa tecnica consiste, quindi, soprattutto nell’interrompere l’azione che il bambino sta facendo (il che per il piccolo rappresenta già una grossa punizione), cui si associa il dover stare in disparte mentre tutti continuano a fare quello che stavano facendo prima. Mentre sta nell’angolino, inoltre, il piccolo è invitato a una riflessione che, chiaramente, non è paragonabile a quella dell’adulto, ma che comunque aiuta il bambino a comprendere la situazione e a elaborarla a livello mentale. È importante, però, che il castigo non duri molto (al massimo 1-2 minuti): ogni bambino, anzi, dovrebbe poter scegliere il momento in cui ritornare tra gli altri.

Esperienza con Matteo

Mio figlio Matteo (19 mesi) ha un carattere gioioso e pieno di curiosità; da qualche mese è entrato nella fase dei capricci. Io e mio marito siamo piuttosto fermi quando c’è da rimproverarlo, ma abbiamo notato che reagisce in maniera anomala alla nostra rabbia: Ride!

crediamo che ci stia prendendo in giro o, forse, il nostro dispiacere non lo tocchi nemmeno un po’! Poi, ci accorgiamo che, nel tentare nuovamente la stessa azione per la quale ha subito in precedenza un rimprovero, si gira e mi guarda fisso. Questo significa che lo ha recepito

 

Come è meglio comportarsi? 

  • Continuate a gestire il rimprovero con fermezza, altrimenti ciò che arriverà al bambino sarà un messaggio confuso e incoerente. Dunque chiarite quali rimproveri sono realmente necessari per la sua crescita e la sua sicurezza.

I bambini di questa età sono in genere impulsivi, attivi esigenti e curiosi. Tutti attributi che, a seconda del punto di vista, possono essere considerati qualità o difetti. Un bambino che tira fuori tutte le pentole, le allinea sul pavimento di cucina e le percuote con mestoli e cucchiai può essere visto come un batterista in erba con un fantastico senso del ritmo, uno scienziato che esplora le caratteristiche degli oggetti che si scontrano, una piccola peste rumorosa, un bambino disordinato che non sa come vanno usate le cose e così via. Il nostro punto di vista può variare in funzione di diversi fattori.

Per approfondire questo punto consiglio la lettura del testo “I no che aiutano a crescere“di Asha Phillips; acquistabile sul sito Giardino dei libri cliccando il seguente link:

 

https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__no_che_aiutano_a_crescere.php?pn=6567

 

  • Ponete attenzione al tono corporeo, alla postura e all’espressione del volto, in modo che il bambino possa comprendere qual’è la mimica e l’emozione di una persona arrabbiata.
  • Guardatelo negli occhi durante il rimprovero e fate sì che anche lui vi guardi. Se necessario, avvicinatevi e parlategli tenendolo per le spalle. In questo modo il bambino capirà che non state giocando e che deve ascoltarvi con serietà.
  • Utilizzate le parole più chiare e semplici che vi vengono in mente e pronunciate frasi brevi. Specificate a quale comportamento si riferisce il vostro rimprovero così da poter distinguere l’azione dalla persona.
    Chiarite che la relazione non è intaccata anche esprimendo i vostri sentimenti: “La mamma ti vuole bene ma non è affatto contenta quando strappi i libri”.

 

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