Le tue emozioni in gravidanza
Si sa che in questi nove mesi le future mamme diventano più sensibili. A volte le sensazioni si accentuano, nel bene e nel male, ed è facile trovarsi in lacrime anche per i motivi più banali.
Di certo non parlerò di depressione prenatale che esiste e sulla quale si soffermano ampi studi per capirne cause e rimedi.
Invece, voglio soffermarmi sulle emozioni e sensazioni positive che accompagnano nove splendidi mesi.
Sentire il battito del cuore del bambino dentro al tuo pancione attraverso l’ecografo, avvertire i suoi primi calcetti e movimenti, sorprendere lo sguardo affettuoso del futuro papà mentre guarda te e le tue nuove forme… queste sono di certo le gioie dell’attesa!
Ognuna di noi può parlare della sua esperienza personale.
Siete in attesa e magari da fuori ancora non si nota alcun cambiamento… la pancia deve ancora crescere e nessuno si accorge ancora della vostra gravidanza, ma voi vi sentite già diverse.
Proseguendo con la gravidanza, quei piccoli cambiamenti che sentivate avvertire in voi all’inizio del vostro viaggio, ora sono sbocciati.
La grande sensibilità delle donne incinte ha un suo perché: gli ormoni le preparano in modo che quando avranno il loro bambino, lo capiranno al volo.
Parlando della mia esperienza personale devo dire che sono stati nove mesi splendidi, non ho avuto nessun problema di nausea o altro: nove mesi che non dimentecherò mai!
Io e mio marito abbiamo deciso di provarci dopo qualche mese dal matrimonio e sono rimasta subito incinta.
Mi ricordo perfettamente il momento in cui l’abbiamo scoperto: erano le 7 del mattino e ci stavamo preparando per andare al lavoro; avevo comprato il giorno prima il test da fare in casa e, mossa dall’ansia e dopo 4 giorni di ritardo, abbiamo deciso di verificare se ero in dolce attesa quella mattina stessa.
Il mix di stupore e felicità quando ho letto sul display :INCINTA 3+ non si può descrivere.
Dopo un paio di giorni la mia prima ecografia e già ero alla quinta settimana. Vidi un puntino quasi impercettibile e con molto impegno e fantasia la pulsazione degli echi cardiaci.
Abbiamo saputo il sesso alla 13° settimana in occasione dello screening prenatale b test.
Da lì, tra esami e ecografie di routine, abbiamo iniziato a fantasticare sul nome, acquistare i primi vestitini, i primi giochi.
Insomma, sono stati mesi bellissimi.
Con la morfologica abbiamo avuto la certezza che sarebbe stato maschietto; mi ricordo che si trovava in una posizione ottimale per essere visto bene: che emozione!
Al settimo mese compiuto ho iniziato a preparare la borsa del piccolo e la mia.
Cosa mettere in borsa dipende da ospedale a ospedale. Io ho avuto la lista delle cose da portare durante il corso preparto organizzato dall’ospedale dove ho scelto di partorire.
L’ultimo mese è quello più duro, si entra nella c.d “gravidanza a termine”, si inizia a programmare con l’ospedale visite e tracciati ( essendo stata assistita da una ginecologa esterna dell’ospedale, dalla 36° settimana dovevo farmi seguire dai medici della clinica scelta).
Nonostante il piccolo fosse in posizione per nascere il piccolo tardava ad arrivare.
Dopo aver programmato con la ginecologa dell’ospedale l’eventuale parto indotto a 41+3, Matteo è nato a 41+4 con un parto cesareo d’urgenza visto che di nascere non ne voleva sapere nonostante un paio d’ore di induzione.
In sala operatoria, si sa, non hai la possibilità di goderti il piccolo come nel caso del parto naturale. Viene fatto vedere per pochissimo tempo e poi portato via per le cure necessarie. Dopo circa mezz’oretta eccolo tra le mie braccia.
Dopo 48 ore eravamo entrambi a casa.
Qui tutto cambia; in ospedale si è seguiti in tutto e per tutto, a casa la paura di sbagliare è tanta: di fargli il bagnetto, che possa rigurgitare e, soprattutto, in che posizione farlo dormire dentro la culla.
Su quest’ultimo punto ho avuto delle opinioni contrastanti: da chi mi diceva di mettergli un cuscino dietro e coricarlo su un fianco e da chi sosteneva che la posizione migliore è a pancia in su’.
Diciamo che ho dato retta alla seconda opinione confermata anche dai medici dell’ospedale.
Dopo qualche settimana tutto veniva da sé, ho acquisito sicurezza e tranquillita’ nel prendermi cura di Matteo.
Sono passati 19 mesi e il mio bimbo cresce bene e non riesco ad immaginare una vita senza di lui.
Condividete la mia esperienza raccontando la vostra. ♡♡♡♡♡♡♡♡
Stefania.