BLSD nel bambino

Spread the love

Come anticipato in un precedente articolo oggi si parlerà di “tecniche di BLSD” praticate sui bambini.

Generalmente ci si riferisce a queste tecniche con PBLSD (Pediatric Basic Life Support with Defibrillation).

Prima di tutto bisogna capire cosa si intenda per “bambini”. Nel nostro caso si comprendono in questa categoria tutti coloro che hanno un’età variabile da circa 12 mesi alla pubertà. Scriviamo “circa” perché è chiaro che se un giovane è già alto e sviluppato come un adulto per lui valgono in genere le indicazioni per adulti.

Le tecniche di rianimazione cardiopolmonare sono molto simili a quelle praticate sull’adulto, perciò mi soffermerò solo sugli aspetti discordanti.

In termini generali un bambino ha bisogno di un soccorso leggermente diverso da quello di un adulto per via della differente fisiologia. Per esempio nei più giovani accade molto meno frequentemente che la causa dell’arresto cardiaco sia la fibrillazione ventricolare. Anzi in genere è lo stesso attacco cardiaco a essere meno “improvviso” e ad accadere come conseguenza finale di uno shock o di una insufficienza respiratoria.
Quindi nel BLS per i bambini la rapidità nella defibrillazione cede il posto al sostegno alla respirazione, tanto che anche la catena della sopravvivenza viene modificata con le seguenti fasi:

1. riconoscimento precoce e, soprattutto, prevenzione degli incidenti;
2. rianimazione cardiopolmonare precoce;
3. attivazione del Servizio di Urgenza ed Emergenza Medica e defibrillazione;
4. supporto vitale avanzato efficace;
5. assistenza post-arresto cardiaco integrata.

Nel nuovo primo anello si presenta ancora l’importanza del precoce riconoscimento dell’arresto cardiaco ma si pone l’enfasi sulla necessità di fare prevenzione degli incidenti in genere. Un tipico esempio è la sconsideratezza con cui alcuni genitori trasportano in automobile i bambini senza rispettare le regole imposte per la loro sicurezza (seggiolini con i loro limiti, cinture di sicurezza, posizione).

Nel secondo anello si evidenzia la necessità di fornire ossigeno al corpo dei bambini, come prima azione dopo il riconoscimento. In effetti l’attivazione dei soccorsi avanzati può richiedere alcuni minuti, durante i quali cui un solo soccorritore non può praticare la rianimazione cardiopolmonare; come conseguenza di questa situazione l’attivazione dei soccorsi avanzati passa al terzo anello della catena.

L’assenza della defibrillazione precoce dalla catena non deve fare pensare che non sia prevista. In molti casi (ad esempio l’annegamento, la folgorazione o l’infarto) il cuore attraversa comunque un periodo di tachicardia ventricolare – fibrillazione ventricolare prima di fermarsi. In questi casi l’utilizzo di un defibrillatore semiautomatico esterno può fare la differenza. Ovvio che non potendo sapere quale sia la causa del malore del bambino, dovrete in ogni caso utilizzare, quando disponibile, l’AED. Al massimo sarà l’apparecchio a dirvi che non è necessaria la scarica.

Il quarto e quinto anello della catena restano invece invariati rispetto a quella degli adulti.

Valutazione ambientale primaria

In modo esattamente identico a quanto visto nel caso del BLS per adulti, come primo passo del soccorso dovete effettuare la valutazione ambientale per comprendere se potete intervenire senza mettere a repentaglio la vostra vita e la vostra incolumità («un infortunato è meglio di due!»). Valutazione che, nel caso dei bambini, può più facilmente essere trascurata con gravi conseguenze. Ricordate quindi di applicare sempre le procedure del “SET UP” , compresa quella di utilizzare, se disponibili, le barriere protettive individuali atte a tutelare la vostra salute e quella del giovane infortunato.

Valutata la situazione ambientale e stabilita la sicurezza dell’intervento, potete avvicinarvi per la valutazione
primaria, relativa cioè a coscienza e respirazione. Come per l’adulto dovete usare stimoli tattili-vocali, toccandolo sulla spalla e chiedendogli ad alta voce: «Come va? Ti senti bene? Posso aiutarti, sono addestrato al primo soccorso». Se non risponde potete ritenere che sia incosciente e dovete valutare la respirazione guardando se si muove il torace, senza farvi fuorviare nel giudizio dal “gasping” o respiro agonico, che non può essere considerato respirazione naturale.

Allertare i soccorsi avanzati

Se il bambino non respira o boccheggia dovete richiedere a voce alta l’aiuto dei presenti, anche se non sono in vista. Come già detto è importante iniziare subito le tecniche di rianimazione cardiopolmonare, quindi se qualcun altro può chiamare il Servizio di Urgenza ed Emergenza Medica l’azione di soccorso sarà molto più efficace. Ricordate di verificare che la chiamata sia stata fatta. Se nessuno interviene per aiutarvi dovrete effettuare voi la chiamata, ma fatela solo dopo avere praticato la rianimazione cardiopolmonare per almeno due minuti. Analogamente è importante organizzarsi perché sul posto sia portato nel più breve tempo possibile un
defibrillatore semiautomatico esterno, ma ricordate che anche l’AED va usato dopo i primi due minuti di RCP.

Rianimazione cardiopolmonare

Le attuali tecniche di rianimazione cardiopolmonare (linee guida ILCOR 2010) suggeriscono per il soccorritore laico la procedura “CAB”, anche nel caso del BLS pediatrico. Va tuttavia rilevato che, proprio a causa del maggior debito di ossigeno che nel bambino si instaura rapidamente, il soccorso di tipo professionale raccomanda di iniziare la RCP con 2 ventilazioni (ABC). Approfondiamo le differenze nella CAB fra bambino e adulto.

C.1 – Disponete il piccolo infortunato su un piano rigido in posizione supina. Nel caso sospettiate un trauma vertebrale ponete particolare attenzione a bloccarne testa, collo e colonna come fossero un solo elemento. Inginocchiatevi al suo fianco, preferibilmente a sinistra, e scopritegli il torace.

C.2 – Appoggiate il carpo di una mano al centro del torace, sulla metà inferiore dello sterno. Sovrapponete a essa l’altra mano, intrecciando le dita fra loro. Nel caso in cui siate particolarmente forti o pesanti rispetto alle dimensioni del bambino può essere sufficiente comprimere con la sola prima mano, senza utilizzare la seconda. Portate le spalle direttamente in verticale sulle vostre mani (o sulla vostra mano se ne utilizzate una sola), con le braccia ben distese.

C.3 – Utilizzando lo spostamento del tronco, senza piegare i gomiti, comprimete il torace del piccolo infortunato con forza e rapidamente. Il torace si deve abbassare di almeno un terzo del suo diametro antero-posteriore (in genere circa 5 centimetri).

C.4 – Senza staccare le mani dal torace e senza piegare i gomiti attendete la retroazione completa della gabbia toracica del piccolo infortunato.

C.5 – Eseguite la serie di 30 compressioni come descritte nei precedenti passi C.3 e C.4, al ritmo di almeno 100 compressioni al minuto.

 

Dopo le 30 compressioni potete passare alla fase “A”, l’apertura delle vie aeree. Come per l’adulto dovete utilizzare la manovra di iperestensione della testa e di sollevamento del mento.

A.1 – Ponete la mano del braccio più vicino alla testa del giovane infortunato sulla sua fronte esercitando una leggera pressione. Nel frattempo posate indice e medio dell’altra mano sotto il suo mento e spingetelo in alto, sollevando la mandibola.

A.2 – La contemporaneità delle due azioni (pressione sulla fronte e sollevamento del mento), produrrà l’iperestensione del capo e lo spostamento della mandibola verso l’alto, ripristinando la pervietà delle vie aeree.

 

Potete quindi passare alla fase “B” della rianimazione cardiopolmonare, la ventilazione artificiale. Descriveremo la tecnica della respirazione bocca a bocca, presumendo che non vi siano altri presidi disponibili.

B.1 – Con l’azione delle vostre mani tenete sempre la testa del giovane infortunato iperestesa e il suo mento sollevato verso l’alto.

B.2 – Mantenendo la mano sulla fronte del bambino, utilizzate il pollice e l’indice della stessa per chiuderne il naso.

B.3 – Inspirate normalmente e trattenete l’aria mentre ponete la vostra bocca su quella del giovane infortunato, facendo aderire perfettamente le labbra. Insufflate controllando che il suo torace si sollevi e si riabbassi in seguito alla espirazione naturale. Ogni insufflazione dovrebbe durare circa 1 secondo. Subito dopo l’insufflazione allargate la presa di pollice e indice sulle narici dell’infortunato, per facilitare l’espirazione naturale.

B.4 – Se il torace si è sollevato e riabbassato potete iniziare una seconda insufflazione. Se il torace non si è sollevato, ripetete la manovra di apertura delle vie aeree prima di provare a insufflare di nuovo. In entrambi i casi dopo la seconda insufflazione o il secondo tentativo ricominciate il ciclo dal punto “C.2”.

 

Anche per il bambino il corretto rapporto fra compressioni e ventilazioni è 30:2. Se avete problemi a eseguire le insufflazioni potete effettuare anche le sole compressioni. Tenete però presente che nel caso dei bambini il supporto alla respirazione è molto importante. Continuate a ripetere il ciclo 30:2 fino a uno dei seguenti eventi:

1. ripresa della respirazione spontanea normale da parte del giovane infortunato;
2. dopo avere eseguito la RCP per 2 minuti è disponibile un defibrillatore semiautomatico esterno;
3. pericolo imminente per la vostra persona;
4. sostituzione da parte di un altro soccorritore;
5. arrivo dei soccorsi avanzati;
6. esaurimento delle vostre forze.

Maschera tascabile

Come abbiamo visto nel BLS per adulti,c la “pocket mask” o “maschera tascabile” è un ottimo presidio di ventilazione. Purtroppo non è facile disporre di questo tipo di presidio in dimensioni pediatriche. In genere le pocket mask pediatriche non hanno forma triangolare ma ellittica (senza punta), anche se alcune presentano una forma analoga a quelle per adulti.
Utilizzando la pocket mask pediatrica la fase B si modifica in questo modo:

B.1* – Ponete la pocket mask sul viso del giovane infortunato, con la punta triangolare (se presente) rivolta verso la fronte, facendo attenzione che copra bene bocca e naso. Passate l’elastico di blocco sotto la testa dell’infortunato.

B.2* – Premete con indice e pollice di entrambe le mani i bordi della maschera in modo che faccia aderenza. Utilizzate le altre dita della mano sulla fronte per iperestendere la testa del giovane infortunato e le altre dita della mano sul mento per sollevarlo.

B.3* – Inspirate normalmente e insufflate l’aria trattenuta nel condotto della pocket mask, controllando che il torace del bambino si sollevi e si riabbassi in seguito alla sua conseguente espirazione naturale. Ogni insufflazione dovrebbe durare circa 1 secondo.

B.4* – Se il torace si è sollevato e riabbassato potete iniziare una seconda insufflazione. Se il torace non si è sollevato, ripetete la manovra di apertura delle vie aeree prima di provare a insufflare di nuovo. In entrambi i casi dopo la seconda insufflazione o il secondo tentativo ricominciate il ciclo dal punto “C.2”. Se il torace non si è sollevato prima di passare a due nuove insufflazioni verificate rapidamente se nella bocca del giovane infortunato potete vedere un corpo estraneo che impedisca la respirazione; se esso è ben visibile rimuovetelo e subito dopo eseguite le due insufflazioni.

Defribrillazione

Le procedure per l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno sui bambini sono esattamente le stesse adottate per gli adulti. Le differenze sono poche. La prima, già vista nel paragrafo precedente, è che prima di
defibrillare dovete comunque praticare due minuti di rianimazione cardiopolmonare.
La seconda riguarda i bambini sotto gli 8 anni di età (con peso inferiore ai 25 kg), per i quali sarebbe meglio utilizzare appositi elettrodi pediatrici e un dispositivo, detto “attenuatore”, che riduce l’intensità della scarica.
In assenza di elettrodi pediatrici è possibile utilizzare anche per questi bambini le piastre per adulto, ma è molto importante che controlliate se nella borsa o custodia dell’AED ci siano elettrodi pediatrici, magari in qualche scompartimento interno.

Applicando gli elettrodi, pediatrici o per adulti, sui bambini si può utilizzare lo stesso posizionamento degli adulti, purché gli elettrodi non si tocchino (sarebbe meglio che fossero ad almeno 3 centimetri di distanza).
Nel caso le dimensioni del bambino rendano l’operazione difficile si può utilizzare il posizionamento anteroposteriore: si posiziona un elettrodo al centro del torace o leggermente spostato sotto la clavicola sinistra, mentre il
secondo va posizionato sulla schiena del giovane infortunato specularmente al primo, in modo che il cuore si trovi in mezzo ai due.
Se la defibrillazione non ha successo continuate la rianimazione cardiopolmonare, se invece il giovane infortunato riprende a respirare, ponetelo nella posizione laterale di sicurezza – utilizzando la stessa tecnica vista per gli adulti – e continuate a controllare costantemente il suo stato.

 

 

 

Nel prsossimo articolo, infine, si parlerà di BLSD nel lattante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Follow me!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *